domenica 30 ottobre 2011

Mr Big - 4 - le code di gambero

Dove eravamo rimasti...?
Già: Mr Big si era sposato. E dopo mesi e un caffè mi scrisse: "e se ti dicessi che mi manchi?". Io nel frattempo ero a casa dei miei per cercare di liberarmi di Andrea Coccolino che voleva convivere con me 21enne. In  preda a idiozia giovanile risposi:
"Smettila di tirarmi pugni nello stomaco"
"Si chiama amore, e io ho bisogno di vederti".

Scrissi almeno 45 risposte a quel messaggio. Le cancellai tutte e poi inviai "dove sei..?"
Si chiama follia suicida: Mr Big, il paraculo del secolo, sapeva benissimo che ero in una città dove nessuno conosceva lui, sua moglie, me e il mio fidanzato.

Inutile dire che dopo poche ore me lo trovai sotto casa. Avevo giurato sopra ogni cosa alla mia amica Giulia che non mi sarei lasciata travolgere da un uomo sposato, non importa per quale dannata e fantasiosa ragione asserisse di averlo fatto.
"Sei già qui..." esordì.
"Sei tu che sei in ritardo"
"Sono in ritardo?"
"Di cinque minuti"
"Allora dovrò offrirti la cena. Mi sei mancata da morire."
Cosa sarà mai parlare un po', mi dicevo... davanti a un aperitivo scoprii che Davide aveva un cervello, un intuito quasi spaventoso, amava Garcia Lorca e Jackson Pollock, il jazz, giocava a scacchi e mi faceva tremare le ginocchia.
In pratica era il Diavolo.

Quella sera collezionai tante di quelle figure di merda che solo a ripercorrerle è incredibile: nell'ordine balbettavo, arrossivo, rispondevo a monosillabi, lo portavo a cena in un ristorante chiuso, poi in uno prenotato per un matrimonio (no, dico!), e infine finimmo in un posto dove conoscevano sia me che i miei genitori.
Lì ordinai dei gamberi con le zucchine e lui potè assistere alla scena più penosa della storia della seduzione: mangiavo, nell'ordine, un gambero e una zucchina e allineavo ossessivamente le code di gambero a distanze algoritmicamente perfette.
Davide fissò il mio piatto, fissò me:
"Meticolosa... mi piace." e ridacchiava come Satana.
"Touché."
Tiro salvezza: *fallito*, punti ferita: -36. 
Eccheccazzo.

Uscimmo.
"Dove hai parcheggiato?" gli chiesi
"Qua dietro"
"Allora... beh, ciao." dissi abbassando gli occhi.
"Lisa, sei la donna più stupida che conosca. Come devo fartelo capire che sono innamorato di te?"
Mi guardò come se volesse rompermi la testa. La delusione, forse, avrei potuto sopportarla... ma  quello sguardo di rimprovero era più di quanto i miei nervi potessero tollerare.
E allora perché diavolo ti sei sposato?! Ma sapevo che avrebbe risposto "Per la bambina". Non mi restava che cadergli tra le braccia o scappare... e rinunciare. La seconda soluzione sembrava ormai inconcepibile.
Mi avvicinai con gli occhi del gatto di Shrek, accarezzandogli il braccio:
"Andiamocene via da qui"
"Dove?"
"Non mi interessa. Portami via."
"Allora mi ami anche tu..."
"Lo sai benissimo, stupido."

Avete presente, credo, quella scena di Titanic con la macchina dai vetri appannati.
Tornai a casa dei miei come una ladra alle 6 di mattina.
Ovviamente lasciai Coccolino appena tornata a casa mia.
E iniziai a vedere Davide ogni giorno.

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