martedì 24 dicembre 2013

Natale con la stronza

E' risaputo in varie zone del pianeta che per colpa dei Re Magi siamo costretti a spennarci ogni Santo Natale.
Quest'anno, la sottoscritta ha deciso di darci dentro, ma... con un po' di brio.

Io e Johnny passeremo il Natale con la sua famiglia. Dopo aver tentato in tutti i modi possibili di oppormi, ho solo guadagnato un muso lungo per tre giorni.

Forse vi starete chiedendo il motivo della mia ostilità: ha due sorelle peggio di Anastasia e Genoveffa, e sua madre è la matrigna cattiva.

Le cyborgfemmine, come sicuramente saprete, si evolvono, e la giovane Lisa ha deciso di indossare i nuovi panni della nuora e cognata amorevole in un modo tutto suo.

Dovete sapere che ogni volta che sua madre organizza una cena e ti invita, ti fa fare la fame a finocchi crudi e una coscia di pollo a testa, e poi ti dice che mangi troppo: non vorrai mica che lui ti lasci, vero?
Mai una volta che pulisca il bagno, quindi se ti devi lavare le mani prima di metterti a tavola ti fanno il muso lungo sia lei che le figlie perché "mica possono pulire per te" (ma chi vi ha chiesto niente? Ho chiesto se posso lavarmi le mani!)
Per ingraziarmi la madre di Johnny, qualche tempo fa le ho inviato una copia del mio libro con dedica.
Risultato: nessun commento, neanche una telefonata di ringraziamento.
Dopo un paio di mesi, chiedo se è arrivato il pacchetto, e la risposta è stata: "è arrivato, ma non è che io abbia tutto 'sto tempo di leggerlo".
Per lei, in arrivo per Natale un maglione extralarge di un colorino osceno.

E cosa dire di sua sorella? Alta 1,75 cm, pesa 55 chili e appena mi ha vista mi ha detto:
"Non preoccuparti per il tuo corpo: anche se sei grassa, l'importante è che lui ti ami lo stesso" ('a Biafra, ma se sono una 42!?!?!?).
"Certo che mi ama, agli uomini non piacciono mica i culi secchi!"
"Io non ho il culo secco!"
"Ma certo che no, dicevo in generale!"

Da quel giorno io e sua sorella ci odiamo. E neanche troppo cordialmente.
Ogni volta che mi tocca andare dalla famiglia a dormire, rimarca 40 volte che "la facciamo lavorare, e lei ha mal di schiena". Dovreste vedere la faccia quando le si chiede un asciugamano pulito, sembra che debba fare il bucato per giorni per dartene uno.
 "Piuttosto, ho bisogno di un passaggio tra due giorni: siccome devi andare a Ostuni, perché non mi porti a Gallipoli (che è dall'altra parte del mondo)?"

Per vendicarmi di tutte le angherie della stronza, dato che non ha un uomo dai tempi del colera e si mangia le unghie, per lei sono in arrivo sotto l'albero un colletto gioiello molto sexy e uno smalto glitterato.
Naturalmente, con un bigliettino molto affettuoso e disegnato da me: non sono dolcissima?
 
Passiamo ora alle cose serie, con una carinissima idea di Natale che mi è stata suggerita dalla mia amica Isabella per il moroso/morosa.

Prendete un barattolo e diversi bigliettini natalizi. Potete stamparci cuori, fiocchi, alberi di Natale, mutandine rosse & affini.
Su ogni biglietto scrivete "coupon" e, sotto, sbizzarritevi!
Coupon per una colazione a letto, preparata e servita.
Coupon per un film al cinema a tua scelta.
Coupon per una cena romantica cucinata in casa.
Coupon per un massaggio da 40 minuti.

E così via, così via, così via.
Rimpite il barattolo, mi raccomando!

E pensatemi domani: ho molta paura di fare a botte con la sorella per lo smalto glitterato.
Buone feste a tutti!!!

venerdì 6 dicembre 2013

ricatto morale

Quando la persuasione non basta.
Quando ci vogliono i ferri corti.
Quando è questione di principio.
Quando attentano alla  mia salute.

Dopo aver tappato tutti gli spifferi della casa con la MIA pinzetta per le sopracciglia, in casa fa più freddo di prima.
Me ne accorgo perché uscendo dalla doccia rischio l'assideramento.
Perché non posso guardare un telefilm senza coperta.
Perché se vado in bagno di notte batto i denti.
Guardo il termostato: 18 gradi.

Ora, la comunità scientifica unanimemente ritiene che la temperatura ottimale per un essere umano vada dai 21 ai 23 gradi.
Dopo aver gentilmente fatto presente questo fatto alla mia dolce metà e aver compreso che l'attentato alla mia salute è stato portato avanti per "risparmiare sulla bolletta" (come se fossero i 10 euro a cambiare il mondo... come se avessimo il problema dei 10 euro!), ho ottenuto di poter alzare i termosifoni a 20 gradi. E va bé, compromesso.

Sapete per quanto li ha lasciati? Due ore.
Finito il sesso, non mi sono accorta che li aveva riabbassati di soppiatto.

Mi sveglio col raffreddore.
Guardo il termostato.
18 gradi.
Se lo piglio lo ammazzo col machete.

Mattina presto.
Urla da Banshee.
"Ma mi prendi per il culo?!"
"Ma se ogni volta che entro mi si appannano gli occhiali! Qua dentro fa caldo!"
"Non fa caldo! Ti si appannano gli occhiali perché fuori ci sono meno 3!!!"

Mi manda a fanculo.
Alzo il termostato a 21.
Lo riabbassa a 18.

Ma dove siamo, nel dopoguerra?
Ma che è, il Libro Cuore?
Cosa sono 'ste manie da Oliver Twist?


Passano le ore.
Sarebbe un giorno speciale, oggi.
Il fedifrago si avvicina.
Eh, lo so io cosa vuole.
"Col cazzo che mi spoglio, fa freddo. E dimenticati il babydoll, la biancheria di pizzo e tutte quelle cose che presuppongono un clima decente".

lunedì 2 dicembre 2013

io e Johnny- MacGyver

Avere un uomo in casa è una grande benedizione: per scienza infusa, un uomo conosce cose delle quali non sospettavi l'esistenza.
Lui sa che le punte del trapano sono intercambiabili e che per fare i buchi sul muro senza far crollare metri di intonaco ci vogliono delle robine chiamate fischer.
Lui sa che, quando qualcosa si inceppa, si incastra o si blocca, agitarsi e urlare contro l'oggetto inanimato è inutile: bisogna agire.

Quando sono andata a vivere con Johnny, sapevo che cucinava bene, sapevo che era bravo a letto e sapevo che sapeva cavarsela con un sacco di lavoretti.
Non sapevo che fosse MacGyver.

L'altro giorno, è rimasto un'ora sullo sciacquone rotto con la cassetta degli attrezzi, mentre io piagnucolavo che bisognava chiamare l'idraulico.
Alla fine, lo sciacquone funzionava.

Ieri ha percorso la casa con aria animalesca, annusando ogni anfratto nascosto da perfetto segugio; quindi, ha decretato che "il riscaldamento sta andando a manetta perché le finestre non hanno le guarnizioni sui cardini e fanno spifferi per tutta la casa".

Io lo guardo preoccupata, mentre preparo l'aperitivo e mi si asciuga lo smalto: cos'avrà voluto dire?
Improvvisamente, accade.

Accade quello che temevo e non vedevo dai tempi del trasloco: Johnny sta per buttare per aria la casa per almeno tre ore. Lo vedo schizzare in garage e tornare con la cassetta per gli attrezzi.
Gesù, devo fermarlo o dovrò pulire tutta la notte.

(melliflua) "Amore, cosa fai?!"
Silenzio.
(più forte) "Tesoro, posso darti una mano?"
Produce un verso a metà fra un "no" e un grugnito.
"Vuoi l'aperitivo?"
"Vammi a prendere la guarnizione"
"Per le tartine dell'aperitivo? :)))" (forse ho detto la parola magica!!!)
"Amore, è una cosa nera e lunga, una cordicella soffice che si trova in salotto".
"Ahhhh... ok, capito. E qualcosa mi dice che non va sulle tartine."

Trovo effettivamente, in salotto, una strana biscia adesiva, mentre sento che lui si è messo a trafficare producendo degli strani rumori.

Improvvisamente, lo fa.

Prende la mia limetta per le unghie e la usa per incastrare la biscia adesiva nella finestra.
"Ehiiii!!!! Fermo!!! Quella è per le unghie, MacGyver!!!"
"Sì, scusa."
Allunga la mano e LO FA DI NUOVO!!!
Prende la mia pinzetta per le sopracciglia e la usa per incastrare quella dannata cosa nella finestra.
"E quella va sugli occhi...!!!"
Non ho scelta: devo salvare le mie proprietà per la cura del corpo dalle sue grinfie malefiche.
Porto tutto al piano di sopra.
Passano altre due ore di finestre spalancate e strani rumori, in cui rimango appallottolata e nascosta come un gatto.

Oggi in casa fa caldo.

Avere un uomo in casa è una grande benedizione, ma se si azzarda di nuovo a usare la mia pinzetta per le sopracciglia come MacGyver, lo faccio dormire in giardino.

martedì 26 novembre 2013

007, missione corna

Eeeeehhh.
Ebbene sì.

Niente riparazione alla cyborgsirena.
Funziona benissimo.

Dunque, ecco il resoconto promesso.
Arrivo sotto il portone dello studio di colui che ormai abbiamo definito "IlDioDelSettore" (vedi post precedente) e che ha promesso mirabolanti prospettive lavorative.
Vediamo in che settore.
Suono il campanello.
Nessuno mi chiede chi è, il portone si apre.
Come nei film horror.

Imperturbabile, salgo lo scalone affrescato (una volta) e mai restaurato.
Sento una porta sbattere ed esce IDioDelSettore, che si mette la giacca in corsa.
"Ciao Lisa, che piacere vederti!"
"Buonasera!" (col cazzo che ti do del tu, furbacchione)

"Mi dai ancora del lei?" sorride
"Scusi, mi è scappato".
"Mh. Va bene. Andiamo a prendere un aperitivo? Dopo casomai ti faccio salire in studio, se vuoi"
"Va bene..."

Ecco, basterebbe già questo per capire, immagino.
Ma andiamo avanti e vediamo come procede la serata con ZeroZeroSette, missione CornaAllaMoglie.

"E così, ho visto dal tuo curriculum che convivi..."
Te l'ho mandato apposta...
"Sì, in effetti sì... lui è splendido, mi dà anche una grande mano in casa e cucina benissimo"
"Sai, se non fossi sposato ti chiederei di conoscerlo, quest'uomo!"
"Perché, le serve una colf?"
"No, perché ti ha portata via"
Guardo la fede al dito, insistentemente.
"Che carino... perché, avevi dei piani per il nostro futuro?"
"Beh... no... non lo so... una specie."
"Capisco."

Dopo un'oretta di chiacchiere e risate, ci dirigiamo verso lo studio.
Inutile dire che non mi ha fatta salire.
Inutile dire che non ha offerto le promesse prospettive di lavoro.
Inutile dire che non l'ho più sentito.

mercoledì 20 novembre 2013

incidenti diplomatici - accorciare le distanze?

Tutti ben sappiamo quanto sia difficile accapparrarsi un buon posto di lavoro, oggi.
La flessibilità lavorativa impone un'eterna gavetta, in cui sgomiti e fai straordinari per avere due dita in un occhio e, quando finalmente iniziavi ad ambientarti, devi cambiare lavoro, spesso anche settore, e ricominciare a sgomitare per due dita in un occhio.
Alla fine, mi sono messa in proprio.
Faccio la fame come prima, ma almeno lavoro meno ore. Non ho abbandonato, comunque, l'idea di trovare il mio ambiente lavorativo ideale. Partecipo attivamente a corsi di formazione e invio curriculum e lettere di presentazione con la velocità di uno pterodattilo.

E a un corso di formazione, mi trovo a parlare con il dio del settore in cui vorrei lavorare.
Teneva alcune lezioni e sgambettava a due centimetri dai nostri nasi: alla prima lezione, chiede ad alcuni del corso di leggere i propri elaborati.
La terza malcapitata sono io e, sorridendo, mi dice "perfetto".
Invio qualche elaborato da casa, come richiesto, e la risposta è sempre: perfetto.

Ci troviamo, quindi, a parlare alla fine delle lezioni delle materie del corso e delle più recenti opinioni sul punto.
Tutto in modo molto professionale e, a tratti, paterno. E' interessato alla mia esperienza lavorativa, sembra partecipe anche quando gli racconto delle attuali difficoltà e si offre di aiutarmi a trovare un buon posto di lavoro, perché "così è sprecata".

Al termine del corso, dopo una mia brutta influenza, mi prende la mano fra le mani e, continuando a stringerla, dice: "Lisa, non voglio fare pronostici sul tuo futuro lavorativo, ma volevo dirti che hai tutte le carte in regola per riuscire". Ci scambiamo i numeri di telefono, altre due chiacchiere e poi mi saluta dicendo "Vada, altrimenti la faccio ammalare di nuovo, con questo vento."

Bene.
Passa qualche giorno e gli invio l'ultimo elaborato del corso, corredato da e-mail formale, alla quale risponde che "il Lei possiamo anche lasciarlo da parte, fra colleghi" e che sarebbe un peccato interrompere la nostra conoscenza. Se passo vicino al suo studio, mi chiede di chiamarlo senza indugio, anche solo per un caffé.

Ora.
Forse sono maliziosa.
Forse lui è una persona particolarmente calorosa.

Sta di fatto che NON siamo colleghi: lui è dio, mentre io non ho nemmeno l'abilitazione alla professione, che spero di conseguire quest'anno.
Ogni dubbio appare legittimo: bisogna far capire al soggetto che sono lusingata e che mi fa tantomaveramentetanto piacere, ma che non si faccia strane idee.

Come cavarsi dagli impicci in questi casi?
Ho letto da qualche parte che è molto scortese rifiutare il "tu", ma che è sempre meglio trovare un modo, se si è giovani e carine, per evitare di accorciare le distanze e dar luogo ad avances.

Spero che la mia diplomatica risposta sia utile anche ad altre: lo ringrazio per la bella e-mail e dico che certamente non mi dà fastidio che mi dia del tu ma che mi perdoni se, per abitudine e per rispetto, mi scapperà ancora del lei. Comunico che sarò nei pressi del suo studio, per motivi di lavoro, il tal pomeriggio ma che, se per precedenti impegni o poco preavviso non dovessimo incontrarci, mi capita spesso di passare di lì e non mancherà occasione.
Invio quindi il mio curriculum, se dovesse presentarsi qualche opportunità lavorativa.

Naturalmente, nel caso vada tutto liscio, aggiornerò nei commenti questo post, prevedendo la riparazione della cyborgsirena.
Se dovesse uscirmi qualche rispostaccia, avremo un nuovo, divertente post.

giovedì 31 ottobre 2013

casi clinici - pericoli del sadomaso

Forse questo post non rimarrà un caso isolato e inizierò una saga sulle mode sessuali del nuovo millennio.
Anche il sesso, infatti, fa tendenza: non lo sapevate? Circa il 10% dello spazio delle riviste femminili è dedicato a ciò che è cool a letto. Così, dopo il periodo del sesso orale, del sesso a tre e delle freudiane ricadute anali degli anni '90, oggi le riviste tentano di convincerci a farci legare, picchiare, rinchiudere con la testa in una gogna e dedicarci ad altri divertimenti simili.

Alla fine degli anni '90, ad esempio, il sesso anale passava da casus belli della caduta di Sodoma e Gomorra a un simpatico argomento di conversazione da pausa pranzo.
Ricordo ancora quel giorno in cui, davanti a un'insalata con tonno, mi trovavo mio malgrado ad origliare una conversazione del tavolo a fianco, che verteva  appunto sulle gioie del sesso anale:
femmina1: "ma tu questo sesso anale l'hai mai provato?"
femmina2: "tesoro, sai come chiamano il mio culo a Milano? La caveeerna delle meraviiiiglie!"
Inutile dire che non ho finito l'insalata.

Ebbene, oggi ci troviamo di fronte a vere e proprie  mostruosità da letto.
Leggevo, su Cosmopolitan, un articolo su come fare sesso da sobrie.
Come se la maggior parte delle donne sul pianeta non si divertisse a letto, se non dopo avere ingurgitato almeno 3 cocktail. Alcune delle tematiche affrontate dall'articolo in questione erano:
- "motivi per non fare sesso da brille: al mattino non ricordi più il suo nome!" (scusate, ma abbiamo detto "brille" o "sbronze da coma etilico"?)
- "vuoi sentirti come se fossi brilla e priva di inibizioni? sfoca lo sguardo!" (confesso che questa non l'ho capita: vuoi dire che godo di più se guardo il mio compagno di giochi con gli occhi da triglia strabica?)
- "alzati nel cuore della notte a fare pipì e, poi, fai sesso con lui: al mattino avrai la stessa sensazione di quando hai un rapporto da ubriaca e potrai chiederti se è successo davvero o l'hai solo sognato" (io mi rivolgerei agli alcolisti anonimi, cara giornalista)

Ma veniamo ora ai giochi sadomaso, cui è dedicato questo post.
Molti di voi avranno sicuramente sentito parlare del BDSM e dei contratti di sottomissione che vengono sottoscritti, anche tra coppie sposate, per mantenere costante la tensione erotica dei giochi in questione.
Secondo questi contratti, la schiava (o lo schiavo) s'impegna a rivolgersi al proprio partner sempre con deferenza e chiamandolo "master" (o "mistress"); il contratto fissa, inoltre, per iscritto le parole d'ordine per interrompere il gioco quando si fa troppo spietato, e altre amenità del genere.
Sembra anche divertente... per una settimana.
Sulle riviste, le modaiole del sesso non mancano di invitarci a farci legare con foulard, bendare con cravatte, frustare con le cinghe. Alcune si lanciano in lezioni di pissing e sponsorizzano mode cinesi sull'incredibile esperienza di farsi bendare con le mutande zozze.
Interrogando un maestro di shinigami sul punto, venivo a conoscenza di altre tecniche di piacere consistenti nel provocare una leggera asfissia nell'amante o nel chiuderle testa e mani in una gogna per mantenerla inerte.

Quello che forse in pochi sanno è che tecniche del genere, antichissime, sono presenti anche nel classico dei classici della letteratura erotica: il kamasutra.
Secondo questo manuale d'amore, esistono decine di tipi di morsi e graffi diversi, da accoppiare a numerosi tipi di grida, che i partner reciprocamente si infliggono, portando una "sana lotta" nella camera da letto. Si sottolinea anche chel'arte amorosa è un dare e ricevere reciproco, per cui "se lei bacia lui, lui bacerà lei; se lei batte lui, lui batterà lei".
Apprendiamo così di una parità dei sessi anche in epoche molto remote.
Il kamasutra passa, poi, a enumerare le serie infinite di colpi (leggi: botte da orbi) che si possono infliggere al partner durante il rapporto con le mani, con i piedi, o con l'ausilio di aghi, mazze e cunei.
Insomma, gli antichi indiani se le suonavano di santa ragione.
L'autore del testo, tuttavia, sconsiglia giochi sessuali di questo tipo, che reputa barbari a causa degli esiti infausti che possono provocare quando l'uomo, in estasi, perde il controllo della forza dei colpi.
Narra, quindi, la storia di una concubina e del suo sultano, dediti a giochi di questo tipo, per i quali si servivano di un cuneo.
Un triste giorno il sultano, durante un rapporto sessuale, uccise per sbaglio la concubina, conficcandole un cuneo nel cranio.

Morale della favola?
Se proprio volete sperimentare, imparate della storia, magistra vitae, e lasciate gli attaccapanni molto lontani dal letto!

martedì 15 ottobre 2013

quando il gatto non c'è...

... le tope ballano.
Così credevo, preparando la mia meravigliosa bici rosa fluo e viola anni '90 e meditando di perdere quei quattro chili di disoccupazione.
Il manzo se n'è andato a Milano per una settimana, a un corso di formazione. Nel frattempo, Lisa sfama tutti i gatti della zona, cambia il colore delle unghie ogni due giorni, si taglia la frangetta, tinge i capelli di nero e fa tutte quelle cose che con Johnny in casa sono vietate: mettersi a dieta, infilare i coltelli in lavastoviglie con la lama verso il basso evitando di bucarsi una mano (lui dice che così non si lavano), bersi una moka intera di caffé, guardare Masterchef USA, leggere Ouspensky senza essere interrotta da improvvise voglie sessuali in cui, puntualmente, il libro finisce scaraventato in qualche angolo angusto e io perdo il segno.

Punto primo: mettersi a dieta. Ci vuole del moto.
Bicicletta rosa fluo: mi ricorderò come si usa? ingrano, pedalo... SBAM.
Borsa a terra. Già, non ho messo la tracolla.
Osservo meglio le conseguenze di SBAM.
Penna Montblanc crollata sul pavimento di pietra del garage.
Lacrime di vero cordoglio nel vedere il tappo rodiato di fottuto platino spezzato in due.

Cyborgsirenaululante da disastro nucleare.

Bene, mi dico ottimista, niente argine: si va in centro a vedere se mi cambiano il tappo della penna, perché svariate centinaia di euro per ricomprarla non li ho. E poi, è un regalo della persona più cara che ho al mondo, il mio amico F.

"Certo che si può cambiare: sono 102,00 euro"
"Di tappo?!"
"Eh, è platino..."
"Ma è rodiato, cristiddio!"
"Rodiato platino"
"Va bene, va bene. I due euro li ho giusti."
Commesso iperstronzo di negozio di penne milionarie di fianco a Gucci non capisce, naturalmente, la battuta.
Ma io insisto.
"Sconto studenti?" chiedo, con un sorriso mellifluo.
A quel punto mi guarda e ride di gusto: vorrà dire che sembro vecchia?
No: a giudicare da quello che lui sta indicando dopo il mio sguardo offeso, vuol dire che ho lasciato sul bancone la tesi di laurea che devo spedire in facoltà per l'esame di dottorato, con sopra scritto 2010.
"Mi è simpatica: scelga il portaborse di Swarovski del colore che preferisce, glielo regalo, così non le cade più la borsa".
Figo. Ottimo.

Torno verso casa con le mosche nel portafoglio a bordo della mia bici che, però, mi abbandona dopo il passaggio a livello: la catena è incastrata.
MAAAaaaccheccazzo, santiddio!!!!

Due km di trasporto bici dopo, con umidità del 300%, vedo il cartello lasciato dal mio angelo custode: "riparazione bici".
Eh, lo sapevo che una doveva andarmi dritta oggi!
Un figo della madonna mi fissa dal negozio. Bello, rasato, occhioni grandi, piercing (forse anche sulla lingua?).
Io faccio finta di niente e, con la bici a mano, continuo a fissare il cartello come se ci fosse scritto "oggi porchetta gratis".

Lui: "Che è successo?"
"Si è incastrata la catena"
Esamina la bici: "Incastrata per bene, eh?"
"Eh..."
"Dai, mettiamola qui che adesso la sistemiamo. Non fare quegli occhioni tristi, ti prego."
"Grazie..."
"E la sella non ti è bassa?" chiede, fissando prima la bici e poi me.
Non ho il coraggio di dirgli che è all'altezza di quando avevo 14 anni e da quel giorno non sono più riuscita a smuoverla.
"Sì, ma è... è dura, non riesco a smuoverla"
Mi fissa, sudata dopo 3 km a piedi portando la bici in un'umidità in stile thailandia.
"Dai, siediti: ci penso io a te, non preoccuparti. Dio mio, questa sella è un pezzo unico col tubo!"
"Ti prego, non dire altro... quella bici è venuta con me ovunque, non posso cambiarla!"
"Dai, anche qui è a posto. Dove stavi andando?"
"A casa, mi mancano ancora 2-3 km"
"Vivi sola?"
"Col mio compagno"
"Allora non ti posso chiedere di pagarmi offrendomi una birra, vero?"
"Temo di no"
"Peccato, sei bella anche con lo sguardo triste e i capelli per aria." Ride.
"Quanto ti devo, quindi, esclusa la birra?"
"Vai, principessa... fra poco mi sa che si mette a piovere."

Volo verso casa sovrastata da nuvole minacciose, pensando che, in fondo, l'angelo della bici merita almeno che gli dedichi un post.

La cyborgfemmina, in queste situazioni, non può che andare in vacanza: lasciamo che gli uomini ci salvino!

P.S.: 0,7 KG IN MENO.

mercoledì 2 ottobre 2013

imperdonabilmente in ritardo...

Imperdonabilmente in ritardo, torno sugli schermi col soprannome post-trasloco di Caterpillar.
Un po' di numeri:
- 47 scatoloni imballati il 27 luglio, senza aria condizionata che, ovviamente, si è impallata al momento giusto;
- 9 mobili da rimontare tra il 28 luglio e il 6 agosto, tra cui una cucina double-face (secondo Johnny), il che vuol dire: smontala, girala, segala e rimontala... comodo!
- 16 ante dell'armadio, una cassettiera e due specchiere trascinate su per la scala a chiocciola;
- 4 tappeti da pulire con la comodissima schiuma a secco. a furia di strofinare, il mio decolleté è una vera meraviglia!
- mi hanno dato la casa non tinteggiata: è venuto il pittore il 5 agosto con i mobili già dentro;
- 2 nidi di vespe sterminati in giardino; 2 punture curate a suon di cortisone.
- ho adottato 7 piccole palme da dattero, un'orchidea selvaggia, due gelsi, un fico, tre piante di basilico, una di salvia, una di rosmarino, due roseti, un gelsomino e un arbusto non meglio identificato;
- ho dimezzato il mio guardaroba ma ho comunque dovuto prendere un armadio di iuta per i cappotti;
- 5 giorni di ferie in Puglia, al ritorno dai quali, il lunedì 25 agosto, dicono sia a me che a Johnny che i nostri contratti non verranno rinnovati... e io mi chiedo: se proprio dovevi fare lo stronzo, potevi almeno telefonare che restavo in ferie, no?!

Ma è fatta.
Dicono che raggiungi la maturità quando la tua casa sembra un catalogo dell'Ikea.
Incredibilmente disoccupata, salto da un colloquio di lavoro a un altro, inventandomi nuovi aggettivi per definirmi. Intellettualmente curiosa - abile comunicatrice - sobillatrice - precisa - puntuale - disponibile - leale. Tra i difetti si annoverano: iperattività - manie omicide - nevrosi multiple - puntigliosità - sarcasmo - vanità.
Ho incontrato schizofrenici con offerte di lavoro allucinanti, che non sapevano spiegarmi di cosa si occupasse la loro società. Ho incontrato psicologhe sotto mentite spoglie infiltrate ai colloqui. Ho visto cose che voi umani non potete immaginare.
Il maschio alfa, ossia il mio ex-capo (vedi apposita etichetta), mi ha richiamata dopo un anno per una chiacchierata e un lavoro saltuario, che al momento mi fa anche comodo.
Abbiamo parlato un'ora e mezza e ha voluto il suo tema natale astrologico, fatto dalla sottoscritta.
I suoi occhi sono sempre tremendamente belli.

Johnny ha preso invece il soprannome di Geppetto: sega, monta, costruisce, pota, tinteggia, tiene a bada idraulici, pittori, piastrellisti e stermina vespe con sguardo assassino.

Dicono che siamo i fidanzatini d'America, la coppia perfetta, e la mia vicina ogni volta che lo incontra gli miagola "sei proprio figo". Io prevedo di staccarle gli occhi a morsi.

A breve su questi schermi: aggiornamenti su avances infelici, fughe incredibili di fronte a proposte di matrimonio precoci e qualche cuore infranto.

lunedì 1 luglio 2013

a presto su questi schermi...

Trasloco in corso.

Dopo infinite peripezie, iniziamo a imballare le nostre cose.
Non credevo di avere così tanti vestiti.
Non credevo di avere così tanti vestiti in cui non entro più.
Non credevo di avere così tante cose da buttare.

Mi sa che, dopo il trasloco, dovrò rifarmi il guardaroba da zero: sembra siamo passati Enzo e Carla.

lunedì 27 maggio 2013

le fughe - regali astrusi

Un problema spinoso.
Donne e regali.
E uomini che li scelgono con l'aiuto di commesse disperate che devono assolutamente sbolognare qualche ciofeca.

La scena, presumibilmente, è la seguente:
ore 19:25 dell'ultimo giorno utile.
Un povero disgraziato con le idee tutt'altro che chiare sulla sua donna, che normalmente non ascolta se non quando geme, entra nel primo negozio in cui vede luccicare qualcosa.
Non necessariamente gioielli: l'uomo in questione si trasforma, in questi epici istanti, in una sorta di gazza ladra che piomberebbe su qualunque pezzo di plastica splendente.
Simile a un canarino esotico che tenti di suicidarsi sulle sbarre della gabbietta, si guarda intorno spaesato cercando di capire cosa possa far impacchettare alla commessa spazientita per non far incazzare la sua donna.

Ora, io non so a cosa gli esseri muniti di pene possano pensare in certi momenti. Piuttosto, so a cosa penso io: "Gesussantiddio, come ti è venuto in mente?!"

In breve, ecco cosa NON fare MAI.

Al primo posto troviamo, senza ombra di dubbio, il portagioielli dell'ex-quasi moroso (ora avete anche una spiegazione del perché non sia diventato mai un moroso).


Interrogato sul punto, il tizio in questione ha dichiarato: 
"mi è piaciuto perché l'immagine in rilievo mi hanno detto che rappresenta LA VENDEMMIA".
...e visto che sei un alcolizzato, hai pensato bene di condividere questa turba con i miei gioielli?!

al secondo posto troviamo, invece, il mitico carillon di Iside.
Didascalia esplicativa: con le manine sante dovrei girare Iside sul suo piedistallo, facendola ruotare come un criceto su se stessa e ottenendo così una soave melodia (probabilmente si tratta di una canzone popolare della regione nubiana).


A parte l'interrogarmi sull'utilità di una cosa del genere, a parte notare la bruttezza dell'oggetto in sé, ciò che mi lascia perplessa è, specialmente, quanto il tizio in questione deve aver macchinato sul fatto che ho una passione per l'antico Egitto e mi piace la musica.
Riflessione che, come vedete da figura 2, può dare risultati disastrosi.

Al terzo posto, mi dispiace dirlo, ma si piazza Johnny.
Gesussantiddio, ma una può mai aprire un pacchetto, gongolando perché l'etichetta "gioielleria" aveva lasciato qualche speranza rispetto al contenuto dello stesso, e trovarsi di fronte a un ammasso di ferraglia informe esclamando "AAaahh... O_O ....COS'E'?"
Sinceramente, che cosa sia non l'ho ancora capito. Fate voi.


Lui dice che è una collana e viene direttamente dagli anni '70.
E lì, francamente, poteva e doveva restare.
Al che, con fare premuroso, mi aiuta a indossarla, spiegandomi che dovrebbe fare una sorta di tatuaggio d'argento intorno al collo.
Questo, il risultato.




Ora, per meglio spiegare... vedete che quel ghirigoro c'è solo da un lato e non copre tutto il collo?
Ecco.
Bene, quel ghirigoro E' la collana. E c'è solo da un lato, dall'altro non c'è nulla. E' una specie di pinza da collo.
Domanda semplice semplice: voi portate felpe con una manica sola, o braghe con una sola gamba?
NO.
E perché ti viene in mente che io possa portare una collana con un lato solo?
Almeno, l'altro lato me lo regali a Natale?

Dopo questa meravigliosa top 3, vi auguro la buonanotte.
Per la cronaca: la collana monca è il regalo per il mio ultimo compleanno da ventenne.
Quasi mi viene voglia di compiere i 30.

venerdì 24 maggio 2013

prove dell'evoluzione- ancora lui.

Piove a dirotto.
Ancora.
Noè, terrorizzato dalle prestazioni della Costa Crociere, ha deciso di costruire un peschereccio per salvarsi insieme a Capitan Findus.
Io, invece, ho avuto un incontro ravvicinato con una scimmia.

Forse vi ricorderete di lui come "la scimmia motorizzata", ossia l'anello mancante nella catena evolutiva dai primati agli uomini sottosviluppati.
Il soggetto in questione faceva incursione sul terrazzino del bar da aperitivo ululando a ogni tavolo presente (lo conoscono tutti, ormai):
"Non fate caso al profumo, l'ho messo in macchina solo perché puzzo e non faccio la doccia da ieri".
Grazie, macaco! Ti giuro che non vedevo l'ora di essere messa a parte della tua scarsa igiene personale!
Lisa: "Grazie per la splendida notizia!"
Il soggetto si siede al tavolo.
Per inciso, nel terrazzino del bar da aperitivo ci conosciamo ormai più o meno tutti ed esiste un tacito accordo: a meno che una coppia non prenda un tavolo per sé, puoi sederti al tavolo di chiunque e passare un'oretta in allegria.
La scimmia profumata, però, in allegria non passa nemmeno cinque minuti: Mister Serata, ossia il maschio alfa dominante seduto al tavolo, gli rovescia addosso un calice intero di prosecco.

Mister Serata: "Ti chiedo immensamente scusa!"
Scimmia: "No, fa niente... tanto dovevo lavarmi"
...ma non sarà meglio omettere di ricordarcelo ogni cinque secondi?!...
Lisa: "Questo l'avevamo appurato"
barista (passando): "Capirai... con tutto il profumo che hai addosso non si sente l'odore di prosecco!"
Scimmia: "oh, avete finito?! Lisa, contessa, mi dia lei un consiglio... dovrei andarmi a cambiare?"
Lisa: "eh, caro mio... sì, con un altro!"

Ora, mi chiedo: da quando uno crede di fare bella figura vantandosi di non fare la doccia e mettere il profumo sullo sporco?
Incidentalmente saluto le pupazzette che hanno passato la serata con me e che domattina mi leggeranno ;)

mercoledì 8 maggio 2013

convivendo - 1 - misteri e tormenti quotidiani

SCENA I: MONTARE UNA LAVASTOVIGLIE
Johnny: "in questa cucina dove la attacchiamo la lavastoviglie, spiegami?!"
Lisa: "spostiamo i cassetti"
Johnny: "ma come fai se il bancone è attaccato!?"
Lisa: "guarda che non è un monolite, qualcuno li ha montati e qualcuno li smonterà!!!"

SCENA 2: INSERIRE LA TESSERA ALL'AUTOLAVAGGIO
Lisa (armeggiando con la pistola): "ma perché non va il risciacquo? 'Sta roba è rotta, diosanto!!!"
Johnny: "vediamo... come hai messo la tessera?"
Lisa: "quale tessera?"
Johnny: "vuoi dire che mi hai fatto spazzolare tutta la macchina senza inserire la tessera? Dicevo che facevo una fatica bestia!"

SCENA 3: BASTA CAPIRSI
Johnny: "per favore, mi passi il cacciavite a stella?"
Lisa: "figata, cos'è!?? *__* "
Johnny: "-.- quello con la punta a croce"
Lisa: "e la stella?"
Johnny: "quale stella?"

giovedì 2 maggio 2013

cyborgfemmine sbocciano - l'uomo dei funerali


Qualche giorno fa, Johnny mi diceva:
"Certo che deve essere duro essere donna... chissà quante volte incontrate degli stronzi che vi riempiono di complimenti per poi spezzarvi il cuore! A te è mai successo?"
"Qualche volta... ma è capitato anche che fossi io a fare la stronza".

Nasce così questo aneddoto fuori dal tempo. Correva l'anno 2007.

Prequel.
Come tutte le persone normali, al liceo ho simulato molti lutti in famiglia.
In quarta superiore la professoressa di letteratura latina mi ha chiesto:
"Lisa... quanti nonni hai?"
"Eh, professoressa, che domande... ormai non ne ho più!"
"Lo credo bene, solo quest'anno te ne sono morti cinque!"

Ho sempre avuto una strana avversione per i funerali: oltre al fatto che non amo particolarmente le chiese, quello che sopporto meno è l'omelia del prete sul defunto: prete che, normalmente, sbaglia i nomi dei familiari e del defunto dice sempre che "era molto devoto" anche se in vita sua, magari, piuttosto che entrare a messa si sarebbe fatto volentieri tagliare un braccio.

Così, il giorno prima del (vero) funerale di mio nonno, mi aggiravo single per la città.
Mi ero data allo shopping, ero stata in università a un convegno sui reati fiscali, avevo comprato un collarino glitterato al mio gatto (che sarebbe finito in brandelli appena arrivato a casa), ma quel pizzicorino non era passato.
Continuavo a pensare al nonno partigiano che mi insegnava ogni singola strofa di "bella ciao", fino allo sfinimento; al nonno con cui toglievo i semi all'uva fragola per fare il fragolino; al nonno che mi aveva detto "disgraziata, ci hai messo tanto a tornare da Milano, pensavo di morire senza salutare la mia bella nipotina!", e mi era morto tra le braccia.

Niente da fare, non stavo bene.

Così, avevo ideato la splendida figura dell'uomo del lutto, che qui chiamerò Linus.
A sua insaputa, l'avevo già scelto: moretto, carino, molto molto affascinante, fama di pezzo di merda sciupafemmine che non richiama mai. Sicuramente, pensavo, non si sarebbe lamentato di essere rimorchiato.
Così, senza quasi pensarci, mi avviavo verso il locale in cui sapevo che prendeva l'aperitivo appena uscito dal lavoro.
"Ciao Lisa!"
"Ehi, ciao..."
"Posso offrirti qualcosa da bere?"
"Che carino... sì, grazie!"
"Allora, come vanno le cose?"
"Abbastanza bene... no, veramente non va bene: ho avuto una giornata mortalmente noiosa."
"Posso fare qualcosa per rendere divertente almeno la serata?"
Ah, uomini! Come sono prevedibili, gli uomini!
"Sì... sai, stavo giusto pensando che forse potresti... non è strano?"

Inutile dire che al manzo cade la mascella sul bancone e che passiamo una divertente serata.
Il pizzicorino si era placato e avevo fatto una bella dormita.

Qualche mese dopo, muore la nonna.
Faccio shopping, vado a un convegno sul processo amministrativo, compro un topolino a molla per il gatto, vado da Linus a prendere l'aperitivo e passiamo una divertente serata.

Qualche giorno dopo, mi manda un sms: "ciao! Fai qualcosa stasera? Hai voglia di uscire con me? Vorrei conoscerti meglio"

Uscire. Conoscermi meglio.
E io ricordo nitidamente di avere pensato: ma che malattia hanno gli sciupafemmine? Se gli sbavi dietro sono capaci di correre come Forrest Gump, e se invece vuoi semplicemente farli diventare gli uomini pre-funerale ti chiedono di uscire...

"Come sei carino... purtroppo stasera ho un impegno, ti chiamo io domani."
Il classico "ti chiamo io", ponendo un termine (scaduto il quale non chiamerai), trovo sia sempre il modo migliore per scaricare qualcuno.
Passano i giorni, Linus mi chiama:
"Scusa ma... a che gioco stiamo giocando? Credevo di piacerti!"
Ossignore che imbarazzo! Mica posso rispondergli "sì, ma solo quando muore qualcuno"!!!
"Beh... sì, certo che mi piaci, ma... non credo che uscirei con te. Oh, insomma, è stata una cosa occasionale!"
Silenzio.
"Lisa..."
"Sì?"
"Mi hai scopato e mi stai scaricando?"
"Ehmmmm.... s-sì?"
"Ma che cazzo di tipa! Ok dai, non avevo capito... pensavo fosse prerogativa mia, non ho proprio pensato che qualcuna l'avrebbe fatto con me! Ok, ok, fa niente. Che tipa! Ma davvero non vuoi uscire con me?!"
"Ti offendi?"
"Noooo.... no, è solo che... boh. Sei sicura di essere una femmina?"
"Beh, tu hai dubbi?"
"No no... beh, allora ciao e... chiama pure quando vuoi!!!"

Ecco, caro Johnny. Anche le donne ogni tanto lo fanno.
E siccome amo sentire storie del genere, non vergognatevi: trovate l'indirizzo e-mail nel template a destra... scrivete, scrivete, scrivete!!! ;)

giovedì 4 aprile 2013

nessuno può mettere Baby in un angolo.

Posto questa lettera senza alcun commento da parte mia.
Ringrazio Baby per avermela inviata e un grosso augurio di buona fortuna, di tutto cuore.
Dopo avere letto la sua storia ed essermi commossa per la forza di questa donna, spero che questo blog possa essere un mezzo per aiutarla.

Cara Lisa,
seguo da qualche tempo il tuo blog, quando il tempo e i figli me lo permettono.
Non so se pubblichi anche storie non molto divertenti, ma questa è la mia storia e vorrei che fossi tu a raccontarla.
Mi chiamo Baby, ho 29 anni compiuti pochi giorni fa e sono mamma di due bellissimi bambini, per i quali ho lottato con tutte le mie forze.
Sono cresciuta in un quartiere che era anche zona di spaccio. Da piccola sognavo di scappare, di andarmene a vivere in una grande città e trovarmi un lavoro che avesse a che fare con l'arte. Cantavo, dipingevo, disegnavo vestiti.
Ho conosciuto mio marito che avevo appena compiuto 18 anni e ho perso la testa. Era bellissimo, mi trattava come una regina e progettavamo di andarcene a vivere a Napoli, magari vicino al mare. Mi è sempre piaciuta l'aria di Napoli, con quei suoi festoni fatti di biancheria stesa sui balconi, l'odore di panzerotti che ti assale all'improvviso da ogni baracchino e quel parlare chiassoso.
Ci siamo sposati quasi subito, anche se per farlo ho dovuto convertirmi all'Islam, perché mio marito era nato in Tunisia. Adoravo sentir cantare il Corano, e grazie a questo nuovo credo ho scoperto l'esistenza di molti saggi e veggenti tra i musulmani.
Dopo circa un anno è venuto il primo figlio ed ero al colmo della felicità. Dovevamo fare qualche sacrificio, ma mio marito con me era splendido e quando mi prendeva tra le braccia ogni turbamento sembrava sparire. Passarono altri due anni e arrivò anche il secondo figlio. Era ancora piccolo quando arrivò la polizia in casa. Ho scoperto così che mio marito era ricercato da tempo per spaccio.
Il poliziotto mi guardò e mi disse solo:
"Dimmi dov'è la droga, facciamo molto prima e non dovremo buttare per aria la casa"
"Agente", gli risposi guardandolo fisso negli occhi, "se cerca soldi, sono nel primo cassetto in camera. Ma di droga, in casa mia, le assicuro che non ne troverà".
Infatti non trovarono niente.
Lo portarono in Questura per accertamenti e fu rilasciato nel giro di un giorno.
Quella sera ci fu un litigio talmente violento che credevo che nemmeno un piatto sarebbe rimasto integro.

Pochi giorni dopo, rientrando a casa dal lavoro, non trovai più nessuno.
I miei bambini erano spariti insieme ai loro giocattoli, ai loro vestitini.
Sul tavolo, un biglietto.
"Porto i bambini in Tunisia. Non cercarmi."
Non ci fu verso di rintracciare mio marito per molte settimane.
Un giorno, infine, riuscii a parlare con sua madre, ma tutto quello che ottenni fu una serie di insulti e l'invito a non chiamare mai più. Sua sorella, poi, mi assicurò che i bambini erano al sicuro insieme al padre, ma non poteva dirmi dove.

Continuai, per un altro paio di settimane, a trascinarmi fra il lavoro e quella casa vuota.
I miei figli erano scomparsi chissà dove e tutto aveva perso di significato.
Finché, un giorno, sul posto di lavoro, una voce nella mia testa disse forte e chiaro: "nessuno può mettere Baby in un angolo!"
Mi accorsi solo pochi secondi dopo di averlo detto ad alta voce.
La mia collega mi guardò turbata.
In risposta, sbattei il grembiule sul bancone e dissi "vado a riprendermi i miei figli!"

Presi il primo aereo per la Tunisia, da sola. Sapevo dove vivevano i suoi, ma non potevo farmi vedere.
Prenotai una pensione poco distante e li tenni d'occhio per giorni, finché vidi uscire di casa i miei bambini... e il cuore mi sobbalzò nel petto.
Erano sporchi, vestiti male, giocavano nella terra.
Non potevano stare lì.
Andai all'ambasciata italiana, ma dissero che non potevano fare niente: la firma di una donna non poteva farli espatriare.
Rimasi in Tunisia circa un anno, e per sopravvivenza imparai l'arabo. Portavo il velo e conobbi alcune persone che mi stavano vicine e cercavano di aiutarmi. Fra queste, c'era anche un ragazzo del posto, che lavorava in un ristorante.
Mi spiegarono che per poter far tornare i miei figli in Italia avrei dovuto pagare qualcuno, che mi presentarono. Con il suo aiuto e quello dell'ambasciata, alla fine di quell'anno terribile di solitudine, ho portato a casa i miei bambini, che vivono con me da tre anni.

Non nuotiamo nell'oro ma posso assicurarti, Lisa, che siamo felici. Nei mesi in cui sembra che non riusciamo a trovare i soldi per la spesa, mio figlio più grande, che ha ormai nove anni, usa i risparmi della sua paghetta e dei regali di Natale per andare a fare la spesa da solo. Ho cercato di impedirglielo, ma mi ha guardata fissa negli occhi e mi ha detto: "Mamma, li avrei spesi per qualche capriccio. E' giusto che anch'io, che sono l'uomo di casa, faccia la mia parte".
Purtroppo, la crisi ha investito anche noi. Ora sono senza lavoro, mi è scaduto il contratto a termine. Ma in qualche modo faremo. Sono sicura che ce la faremo.

Cara Lisa, vengo adesso al motivo di questa mia lettera.
Lottare quando tutto sembra perduto è la più grande cosa che possiamo fare per noi stessi. A volte la vita ci porta via i nostri sogni, i nostri cari e anche la speranza.
Ma in quei momenti, una forza più grande è in grado di guidare i nostri passi e farci affrontare ogni sfida.
Se ripenso oggi a quell'anno passato in mezzo al deserto tunisino, mi dico che non sarei in grado di rifare quanto ho fatto, nemmeno se lo volessi.
Guardo i miei figli correre in giardino e ripenso al ragazzo del ristorante che mi ha aiutata a tornare a casa coi piccoli.
Forse, un giorno, lo troverò per le strade di questa città e mi dirà che è venuto per me.
Ma in questo momento ha poca importanza: siamo salvi.

Con affetto,
Baby

mercoledì 20 marzo 2013

le fughe - Monna Lisa

Detesto il termine vernissage.
Diciamo quindi che sabato scorso ero all'aperitivo di inagurazione di una mostra fotografica e qualche giorno dopo, tornando da un disastroso appuntamento immobiliare per cercare casa con Johnny, mi fermavo esausta al baretto di fianco alla sede della mostra in questione.

Arranco fino al bancone. Piove a dirotto, sono uscita alle 19:30 dal lavoro per trovarmi a visitare un buco di 60 mq con la lavatrice al posto della lavastoviglie e viceversa. Sono nervosa e irritata con l'agente immobiliare che aveva detto "90 mq, spaziosissimo". Sono irritata con l'agente immobiliare che mi ha detto "passi il cavalcavia" e mi ha spedita in culo ai lupi perché "pensava venissi dall'altro lato della città".
In poche parole: barista, servimi un americano.

Alle mie spalle, la tavolata della mostra fotografica.
Arranca fino al banco un tipo che mi fissa con aria stralunata.

Cyborgradar in azione. 
Scanning.
Un metro e settanta, aria da "rappresentante d'istituto: 15 anni dopo".
Eskimo. No, dico, non lo vedevo dalle manifestazioni di fine anni '90 l'eskimo.
Occhio azzurro.
Barba di tre giorni.
Cartello luminescente appeso al petto con scritta lampeggiante: "sono alternativo, il mondo non mi capisce".

"OUH, ciao..."
Ouh? Che siamo, nella giungla?
"Ciao..."
"Tu sei FINTA, vero?"
Ecco, questa è nuova.
"Prego?"
"No, dico... il culo e la faccia. Sei finta, vero? Soldi di papà, eh?"
"Cosa stai farfugliando, sottosviluppato? Questa è tutta roba mia"
"E allora sei un capolavoro. Ti chiamerò Monna Lisa. Io sono un artista, mi chiamo Ivan"
Ottimo: un altro artista con problemi mentali.

"Puoi fare una cosa per me?"
Una lavanda gastrica..? Chiamare i servizi sociali..?
"Immagino di no"
Il soggetto si avvicina.
"Posso darti un bacio, Monna Lisa?"
"No. E togliti di dosso."
"Nemmeno toccare il tuo sedere?"
Toh, è la tua giornata fortunata: hai vinto un biglietto per il paese del vaffanculo!
"Senti, bello mio: ho avuto una giornata disastrosa. L'ultima cosa di cui ho bisogno è un rappresentante d'istituto fuori età massima che mi snerva con le sue idiozie mentre sto cercando di bere il mio aperitivo. Togliti di torno!!!"

Inutile dire che, deus ex machina, un buon samaritano seduto allo stesso tavolo viene a prelevare il soggetto in questione.
"Ivan, vieni a sederti"
"Ma lei è la mia musa!!!", piagnucola Eskimo.
"E tu sei ubriaco. Molla la signorina. Ho detto MOLLALA!"

Legge di Murphy vuole che gli artisti bislacchi siano, sempre e comunque, le mie ciliegine sulla torta in giornate piene di sacra indignazione e disappunto.
Mi chiedo se Dio li abbia creati per mettere alla prova i miei anni di meditazione.
Oppure se nella mia vita passata sono stata Barbablù, e in questa vita sto pagando la mia cattiveria verso il genere femminile.

mercoledì 6 marzo 2013

casi clinici - non si capisce chi dei due lo sia

Oh beh.
OOOHH BEH.

Andiamo con ordine, che questa è buona e me la voglio assaporare mentre ve la racconto.

Ho una collega nuova, che prenderà la laurea tra pochi giorni e nel frattempo si sta inserendo nel nostro bieco entourage lavorativo. Si dà il caso che questa collega, di anni 27, abbia da un paio di mesi festeggiato il decimo anniversario con l'unico uomo della sua vita (tralasciamo le nostre divergenze d'opinione in punto uomini: mi guarda sempre come fossi l'anticristo).
L'altra collega, che alle sue spalle chiamiamo Generale Radetzky, quella fatidica mattina di due mesi fa ha perso gli occhi sui diversi carati (scusate, non me ne intendo per niente di brillocchi, ma so che quello era davvero grosso) sfoggiati all'anulare sinistro della quasi neolaureata.
Ora, il moroso del Generale già era stato messo alle strette da sua madre pugliese sul fatto che sarebbe andato a vivere insieme a questa misteriosa fanciulla che portava in famiglia solo a Natale, ma non le avesse ancora fatto la fatidica proposta.

Robe da andare all'inferno causa sesso prematrimoniale, mica cazzi.
E col Papa che ha deciso di andare a meditare sull'utilità teologica delle ortiche, l'inferno è già dietro l'angolo.

Si metteva quindi all'opera anche la giovane morosa, sottolineando post-coitum per due mesi che "la mamma è sempre la mamma, bisognerà che la facciamo contenta!".
Ora, piccola parentesi: estorcere promesse post-coitum è un colpo basso, una vigliaccata della peggiore specie: noi tutti sappiamo che, mentre la pace dei sensi pervade le due menti del giovane innamorato (quella ubicata sulla sommità della testa e quella ubicata sulla sommità del pene), è fin troppo facile fargli promettere cose che non solo non ha intenzione di mantenere, ma che, se ripetute con insistenza, generano un non so che di indispettito nel manzo in questione.
Voi sapete anche che le donne, quando si mettono in testa di volersi sposare, sono peggio del trattamento subito dal povero Alex in Arancia Meccanica: ho saputo di una morosa di un mio amico che per dieci mesi (oh, dico!, ci vuole costanza!), ad ogni santo risveglio, gli chiedeva "quando mi sposi? Cos'ho che non va? Forse non credi che io sia la donna giusta?".
Finito il trattamento, il manzo in questione sarà disposto a spergiurare qualunque cosa, di fronte a qualunque Ministro di Dio e in pompa magna, pur di farle tacere.
Giusto perché "sì, lo vuole".

Il povero fanciullo, messo alle strette dalle due suocere della sua vita, cercava invano di glissare il problema.
Una che porta il soprannome di Generale Radetzky, però, avrete capito che, quando si mette in testa di volere pure lei il giocattolo che hanno comprato all'altra bimba, non demorde.

Ora, io non so con precisione che cosa abbia detto o fatto il Generale. Non sono neanche sicura di volerlo sapere.
Sennonché, una sera, lei arriva a casa di lui e trova la tavola apparecchiata come in un teen movie, con tanto di candele ikea accese.
Aveva anche cucinato lui: lasagne alla mattone (tipica ricetta che consiste nel porre uno strato di pasta, un velo di besciamella, uno strato di pasta, un velo di ricotta, uno strato di pasta, un velo di spinaci, e così via finché nemmeno la motosega di Nightmare III potrà tagliarle una volta uscite dal forno: provatele... altro che costruzioni antisismiche!).
Che, poi, basta con questo luogo comune sul fatto che i presunti grandi chef "sono solo uomini": cucinano meglio le nostre nonne.

Tornando a noi, di fronte a quello spettacolo il Generale già si leccava i baffi pregustando, più che le lasagne, la fatidica proposta che già aleggiava nell'aria.
Finisce la cena supplizio.
Lui apre il pc.
La pagina web che appare di fronte alla malcapitata è la seguente: http://www.torinogioielli.com/anelli

Il Generale impallidisce.
"Eccoci, allora. Sceglilo pure. Purtroppo, questo è quello che mi posso permettere, al momento".
Che deve scegliere, povera donna? Piuttosto di quelle ciofeche mi lego al dito uno spago!

Dal cassetto del tavolo estrae un metro da sarta, con un sorriso entusiasta.
Sottolineo entusiasta.
"Misura?"
"FERMO!"
"Ma come?!"
"TU!!! TU hai rovinato il sogno di ogni ragazza!!!"

Inutile soffermarsi sulla probabile scenata isterica che ne è seguita, della quale nulla so.
Una cena iniziata e finita in tragedia.
Dopo le lasagne alla mattone lei ha preso tre chili.
In compenso, con la trovata del sito web, lui ha perso la faccia.

Mai come oggi ho bisogno dei vostri commenti, per capire chi dei due è il caso clinico.

Per inciso: io a questo punto inizio a provare terrore per me stessa e spero che il mio manzo eviti uscite simili. In caso contrario, vi informerò prontamente, pubblicando anche i suoi dati anagrafici, fotografia, domicilio e residenza.

martedì 26 febbraio 2013

svenire con stile - Johnny e l'infermiere

Dopo un week end di tregenda, nevischio, pioggia, vento e rischio blocco intestinale causa abbigliamento succinto per andare a ballare (nessun Dio del diluvio può ostacolare la vanità femminile!), il lunedì si presenta con un sole quasi commovente, in stile patria degli elfi di Tolkien.
Ho sempre pensato che Dio abbia un invidiabile senso dell'umorismo, e non ditemi che non esiste: ne ho le prove ogni volta che metto la minigonna e viene giù il ciclone Betty.

Per qualche strana ragione, lunedì scorso sono svenuta nel bagno di un convegno.

L'ultima cosa che ricordo è una ragazza che mi diceva "bagnati i polsi sotto l'acqua". Poi, il buio.
Ho ripreso i sensi e mi sono trovata sopra, a cerchio, una serie di teste che blateravano dell'arrivo di un'ambulanza (da quando se uno sviene lo si manda in ospedale?).
Sento qualche idiota bisbigliare di un esaurimento nervoso.
Figurarsi: non mi hai mai vista da esaurita, deficiente.
Altri mormorano che sono incinta.
sì, dell'Arcangelo Gabriele.
Mi ha sempre stupita il modo in cui le persone si affannano intorno a chi sviene o fa un incidente. C'è una sorta di morbosa curiosità verso i disagi altrui, come se vedere uno che sta male ti risollevasse il morale perché, in confronto a lui, tu stai bene. Un po' come guardare Magalli per sentirsi fighi.

Ora, io detesto i dottori.
Se volete farmi un dispetto mandatemi da uno di loro: fatemi fare mille esami a casaccio per avere una diagnosi che 99 volte su 100 è sbagliata, frettolosa e fatta da un praticante incompetente.
Preferisco mille volte la mia scienza medica casalinga: tisane, yoga, tanto sesso e qualche corsetta.
L'ultima volta che sono andata dal dottore è stato per una risonanza magnetica alla spalla, in un post che ricorderete come un esempio di quanto possano essere pericolosi gli esperimenti nella stanza da letto: http://lisa-romanceinthecity.blogspot.it/2012/02/caro-dottore.html
 
Stavolta, mi sono trovata in ambulanza con un infermiere carino.
Ero ancora in stato confusionale e lui mi tempestava di domande del tipo "che giorno è oggi? Come si chiama? Codice fiscale?"
"Il 17 febbraio. Lisa. Per il codice fiscale mi chiede troppo, comunque è nella tessera sanitaria"
"Fidanzata?"
"Che c'entra?"
"No, così..."
"Cascamorto."
A proposito di neuroni, in un lampo di genio mi ricordo di avere un fidanzato che è il sosia di Johnny Depp, altro che infermiere carino! Lo chiamo comunicandogli che il genio della sua ragazza sta venendo trascinata in ospedale contro la sua volontà per essersi quasi ammazzata svenendo su un lavandino.
"Vienimi a prendere, sai che i medici non li sopporto"
"Arrivo immediatamente"

"Si tolga il reggiseno, dobbiamo fare l'elettrocardiogramma" mi incita l'infermiere.
Furbacchione.
Torno in stanza senza reggiseno.
Mi fissa il seno.
"Signorina, si tolga il reggiseno"
"L'ho tolto!!!"
"Ah... scusi, scusi!"
Punti autostima: + 5000
"Senta, c'è qualche possibilità che io possa sottrarmi agli esami che state per farmi? Voglio andare a casa."
"E perchè non l'ha detto subito?! Firmi qua."

L'infermiere si affaccia in sala d'attesa:
"Parenti di Lisaaa???"
"Io, io!"
Johnny entra nella stanza e il mio cervello mi conferma che lui è la scelta più intelligente che abbia fatto in vita mia.
"Lei è il fratello?"
"Il fidanzato"
"Allora non è un parente, deve uscire."
"Vorrà dire che la sposerò al più presto. Mia dia indietro la mia donna, non se la vorrà mica tenere lei, vero?!"
"Beh, per come sta senza reggiseno..."
"Le ha tolto il reggiseno!?"
"Per l'elettrocardiogramma... era solo una battuta!"

Morale della favola: anche quando sveniamo, veniamo portate in ospedale con codice arancione e in stato confusionale, possiamo scatenare battaglie fra pretendenti. E può essere una buona occasione per indurre il moroso a voler diventare un "nostro parente" ;)

Tutto è bene quel che finisce bene. Sono tornata a casa con Johnny che mi ha preparato la cena, fatto un massaggio, affittato un dvd e messa a letto. E che mentre mi addormentavo mi ha accarezzato i capelli bisbigliando:
"Amore mio, ti porto a Tahiti e ci facciamo sposare da uno stregone Maori. Poi al ritorno ci facciamo sposare anche dal Capitano della nave, così sei mia moglie anche in Italia. Non posso mica litigare con tutti gli infermieri imbecilli che incontro per riportarti a casa, no?"

Forse è impazzito.
Io ho finto di dormire.
Lui credeva che dormissi.
Se arriva un anello vi faccio sapere.

giovedì 31 gennaio 2013

donne ad Hanoi e propositi per il nuovo anno


Attenzione: post ad alto contenuto di Lisaggine. Potrebbe provocare effetti collaterali come i preservativi alla benzocaina, tra cui ricordiamo labbra blu, crisi respiratorie, shock allergici.

Tutto iniziò il giorno della fine del mondo.
Era il 21 dicembre 2012.
Giacobbo aveva guadagnato diversi milioni di euro speculando su quella che sarà in eterno ricordata come la miglior bufala del terzo millennio, mentre io, con un preavviso di due giorni, scoprivo direttive che ci volevano tutti in ferie fino al 7 gennaio.
L’ultima volta che sono stata in ferie per diciassette giorni filati, avevo tredici anni.
Primo giorno di vacanza: dopo aver riordinato i maglioni per colore e fatto un bagno di due ore, mi ero infine decisa a prendermi avanti con i propositi del nuovo anno. 
Armata di carta e penna, iniziavo ad arrovellarmi su quali aspetti fondamentali della vita avrei dovuto comprendere nel corso del 2013, considerando anche che, se il mondo non era effettivamente finito, stavolta avrei dovuto impegnarmi più del solito per mantenere i miei propositi.
Una specie di tributo al buon senso, con buona pace di Giacobbo.

Ricapitolando, i punti fondamentali di questo nuovo anno sarebbero stati:
- comprendere la fondamentale differenza esistente tra una legittima e sacra indignazione e la sindrome premestruale;
- comprendere perché buona parte del kama sutra insegna a produrre diverse escoriazioni sul corpo dell’amante, se del caso anche utilizzando oggetti acuminati (?!) e, frattanto, sospendere ogni sperimentazione esotica nella stanza da letto;
- comprendere come ho potuto pensare, andando in montagna, di aver dimenticato la pinzetta per le sopracciglia, quando in realtà avevo dimenticato le chiavi dell’appartamento;
- imparare a percepire nettamente e con largo anticipo se la tavoletta del water è alzata;
- ma, specialmente, sostituire l’espressione “vaffanculo” con la più diplomatica “of course”.
In quel preciso momento, avevo l’occasione perfetta per mettere in pratica le riflessioni appena scritte nero su bianco: qualcuno suonava il campanello.
Of course.
Munita di una buona dose di terrore mi avvicinavo alla porta, tremando al pensiero che un folletto maligno fosse venuto ad vvisarmi che le ferie erano revocate.
Già pronta a fingere tremendi crampi allo stomaco e febbre a 39, sbiancavo vedendo Isabella, la mia amica d’infanzia, che in teoria doveva essere in Vietnam a fare l’insegnante d’inglese per un anno.
La fanciulla era partita sei mesi prima, considerando il fatto che in Italia, quest'anno, "non si sarebbe persa molto".

“Sorpresaaaa!!!”

Premetto che nessuna di noi due è una decerebrata da telefilm che si mette a urlare, saltare e piagnucolare di fronte all’amica ritrovata… siamo due nordiche purosangue e, quando ci si ritrova dopo molto tempo, non si grida: si beve.
In cucina, sorseggiando la bevanda degli Dei, vedevo negli occhi della mia amica la nostalgia per la patria perduta. Mi sembrava, in fondo, di rivedere l’addio monti del Manzoni passare riga dopo riga sul suo viso, mentre si riadattava al consumismo cittadino e alla quantità di profumi che puoi trovare in un supermercato.
“Allora, non ti sei pentita di essere andata via?”
“Non credo di perdermi molto, durante quest’anno… non sento altro, dalle amiche, che racconti sul fatto che non vengono pagate o vengono lasciate a casa dal lavoro per lo stagista di turno. In Vietnam, invece, devo solo pensare a dove andare in vacanza per il week end o per il Capodanno cinese”.
In effetti…
“Beh, e racconta… hai trovato qualcuno, lì, in questi sei mesi?”
Pessima domanda.
“Non riesco davvero a spiegarmi come io possa essere stata così stupida da non prendere in considerazione, prima di partire, che andavo in un Paese in cui il turismo sessuale è alle stelle: se contavo sul mio fascino italiano, lì ho scoperto che ogni essere maschile occidentale in vacanza è lì per le vietnamite, questa strana razza di donne dai capelli corvini, lunghissimi, setosi, corpi da favola, tutte esperte nei massaggi e con gli occhi dalle mille e una notte”.
L’incubo di ogni donna, quasi quanto vivere a Milano e vedersi precedere per strada da adolescenti anoressiche che danzano su quindici centimetri di tacchi.
Seguiva il racconto sulle disgrazie di una donna occidentale che tenta di rimorchiare un londinese o – alla peggio – un americano ad Hanoi. Non c'era verso. Concorrenza infame.
Le maledette vietnamite erano una razza subdola, mutazione genetica dell'essere femminile in grado di togliersi il casco, una volta scese dal motorino (che guidavano per ore con trentasei gradi e un’umidità del novanta percento), e agitare questi capelli perfetti e profumati di fiori, col trucco intatto. Ma vaffanculo, razza di scherzo della natura!
Inutile dire che Isabella, togliendo il casco, come tutte le donne normali, era semplicemente una maschera di sudore. Del trucco, neanche a parlarne. Senza contare che i poveri capelli biondi della mia amica non potevano nulla di fronte a quelle sventole esotiche dalle chiome corvine. Anche perché lei, i capelli, se li ritrovava sempre schiacciati e umidicci.
L'inferno del rimorchio.
E loro, coi loro fisici minuti, una seconda di bronzee tettine all'insù, nessun pelo pur essendo more, si portavano a casa i manzi migliori, senza muovere un dito, e nel giro di pochi mesi riuscivano pure a sposarseli con cerimonia tradizionale.
Dopo sforzi titanici per essere brillante, simpatica e interessante, Isabella era però riuscita, poco prima del suo ritorno in Italia, ad accaparrarsi un giovane londinese di 24 anni. 
Apriti  cielo.
Neanche a dirlo, quando tutto sembrava iniziare a filare per il verso giusto, al suo ritorno in Italia, aveva invece trovato quello che si definisce “l’uomo perfetto”.
Abitava da anni a pochi chilometri da casa sua, ma non l’aveva mai visto.
Colpo di fulmine, si chiama.
Ricambiato, oltretutto.
Due bicchieri dopo mi stava ancora decantando le doti del soggetto in questione.
“Solo una cosa mi lascia perplessa: mi ha proposto una vacanza insieme, per rivedermi quando sarò tornata ad Hanoi. Parla già del fatto che prenderà due settimane di ferie per venire da me in Vietnam”.

“Mi sfugge quale sia il problema”.
“Mi terrorizza. E so che mi capisci”.

Come, non capisco!? Ho aperto un blog apposta!
Riepiloghiamo le inconsce paure femminili.
Il male del nostro secolo: appena qualcosa inizia ad andare per il verso giusto con un uomo, ti viene la nausea e inizi a scalciare come un cavallo imbizzarrito per i tuoni.
Succede, in parole povere, che ricordi all’improvviso quanta fatica hai fatto per imparare a stare sola e a non scendere a compromessi con un uomo che, simile a un gatto, ama il tuo divano più di quanto ami te. Ricordi all’improvviso in quale strana creatura isterica puoi trasformarti quando, dopo aver lavorato tutto il giorno in qualche luogo frustrante, torni a casa e trovi una scena da “2001: Odissea nello spazio”, con il tuo uomo attonito davanti al microonde come una scimmia davanti al monolite di Kubrick: è allora che varchi la soglia trafelata, appena in tempo per evitare che la scimmia rompa il marchingegno infernale con la tibia di un Mammut.
In quei momenti decidi di metterti ai fornelli, solo per scoprire che il frigo è vuoto perché lui si è dimenticato di avvisarti che, causa urgenze dell’ultima ora, non ha fatto la spesa. Nella tua mente, aleggia il dubbio che l’urgenza fosse la partita dell’Inter, e l’istinto omicida serpeggia.
E pensare che l’avere trovato un uomo perfetto sulla carta ti aveva fatto pensare, per qualche attimo, che ti trovassi nel migliore dei mondi possibili!
È stato in quel momento che l’empatia per il terrore di Isabella sul “migliore dei mondi possibili” ha fatto nascere la domanda, come in un’intuizione improvvisa: quando abbiamo smesso di credere che meritiamo un uomo capace di fare follie per noi e che magari, stavolta, andrà tutto bene?

Ma il prolema era ben più grande: una volta deciso di affrontare faccia a faccia il terrore del principe azzurro che, dopo quattro giorni in tua compagnia, investiva migliaia di euro per venire in Vietnam a trovarti, bisognava capire come rinunciare al compagno di giochi londinese in Vietnam, e affrontare altri sei mesi di castità forzata. Robe da matti, dopo tutta la fatica fatta per trovarsi un trombamico!

"Insomma, solo perché ho passato con lui quattro giorni splendidi, adesso non posso mica stare qua ad aspettarlo sei mesi come una martire!"
Benedetta amica mia, quanto sei saggia!
"Beh... c'è una sola cosa da fare, cara: diglielo solo fra molti anni."

Morale della favola: sperare in un mondo migliore è terapeutico ma, come in tutte le cose, la moderazione è cosa saggia.

Auguriamo tutti buona vacanza a Isabella che, dopo un week end col londinese, parte domani col principe azzurro per due settimane di ferie!
E, naturalmente, glielo dirà. Tra qualche anno.